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Leopardi - Poesie (con parafrasi e commento)

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fortissimo91
view post Posted on 15/3/2007, 13:47




Leopardi - Poesie (con parafrasi e commento)

A Silvia

Silvia, rimembri ancora Quando sovviemmi di cotanta speme,
quel tempo della tua vita mortale, un affetto mi preme
quando beltà splendea acerbo e sconsolato,
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tornami a doler di mia sventura.
e tu, lieta e pensosa, il limitare O natura, o natura,
di gioventù salivi? perché non rendi poi
quel che prometti allor? Perché di tanto
Sonavan le quiete inganni i figli tuoi?
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto, Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
allor che all’opre femminili intenta da chiuso morbo combattuta e vinta,
sedevi, assai contenta perivi, o tenerella. E non vedevi
di quel vago avvenir che in mente avevi. il fior degli anni tuoi;
Era il maggio odoroso: e tu solevi non ti molceva il core
così menare il giorno. la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
Io gli studi leggiardi né teco le compagne ai dì festivi
talor lasciando e le sudate carte, ragionavan d’amore.
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte, Anche perìa fra poco
d’in su i veroni del paterno ostello la speranza mia dolce: agli anni miei
porgea gli orecchi al suon della tua voce, anche negaro i fati
ed alla man veloce la giovinezza. Ahi come, che percorrea la faticosa tela. come passata sei,
Mirava il ciel sereno, cara compagna dell’età mia nova,
le vie dorate e gli orti, mia lacrimata speme!
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Questo è quel mondo? questi
Lingua mortal non dice i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
quel ch’io sentiva in seno. Onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia! All’apparir del vero
Quale allor ci apparia tu, misera, cadesti: e con la mano
la vita umana e il fato! La fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.






PARAFRASI
Silvia, ricordi ancora quel tempo della tua vita mortale, quando la bellezza splendeva nei tuoi occhi ridenti e fuggitivi e tu, lieta e preoccupata, stavi oltrepassando la soglia della gioventù per entrare nella giovinezza? Le stanze e le vie d’intorno risuonavano al tuo canto frequente quando, intenta ai lavori femminili, sedevi molto contenta di quell’avvenire vago che immaginavi. Era il maggio profumato e tu eri solita trascorrere il giorno in questo modo. Io lasciando talvolta gli studi piacevoli e impegnativi, nei quali si spendeva la parte migliore di me e la maggior parte del tempo, ascoltavo dal balcone della casa paterna la tua voce e guardavo la mano veloce che tesseva la tela. Io guardavo il cielo sereno, le vie dorate e gli orti rigogliosi e osservavo da un lato il mare lontano e dall’altro il monte vicino. Le parole non bastano per descrivere quello che io sentivo. Ricordi quanti pensieri dolci, speranze, sentimenti, o Silvia mia? Come ci appariva bella la vita e il destino! Quando mi ricordo di tanta speranza mi opprime il cuore questo sentimento aspro e sconsolato e torno a dolermi della mia vita sventurata. O natura, o natura, perché non dai in seguito quello che prometti prima ai tuoi figli? Tu, Silvia, prima che l’inverno rendesse arida l’erba, presa e vinta da una malattia interna, morivi, o tenerella e non vedevi la tua giovinezza; non ti addolciva il cuore la lode dolce ora dei capelli neri ora degli sguardi innamorati e schivi né le tue compagne hanno potuto parlare d’amore con te nei giorni di festa. Dopo poco è morta anche la mia dolce speranza: agli anni miei il destino non mi ha mai portato alla giovinezza. Come sei passata in fretta, mia speranza giovanile! Questo è quel mondo che io immaginavo? Questi sono gli amori e gli eventi su cui ragionammo insieme? Questo è il destino degli uomini? All’apparire della verità tu, speranza, cadesti e con la mano mostravi da lontano la morte ed una tomba spoglia e desolata.

COMMENTO
“A Silvia” è una canzone libera costituita da versi endecasillabi e settenari e da un numero variabile di stanze. In questa poesia, scritta a Pisa nel 1828, Silvia, più che identificarsi in Teresa Fattorini, è simbolo dell’adolescenza, periodo della vita pieno di innocenza, di timidezza, di sogni e fantasie, di speranze per l’avvenire. Queste qualità si rivelano nelle espressioni “occhi ridenti e fuggitivi”, “lieta e pensosa” ma l’aggettivo “pensosa” è la chiave che permette al poeta di dare una diversa impostazione al tono del suo canto. Quei “pensieri soavi” di “un vago avvenir” sono stati stroncati da un male incurabile che ha portato Silvia alla morte prematura e le ha impedito di raggiungere “il fior degli anni tuoi”. Al poeta, che allora si lasciava trasportare dai sogni, il destino ha negato anche la giovinezza, ora non gli rimane che piangere per quella speranza che non si è mai realizzata. Leopardi, in questo Grande Idillio, si dimostra convinto che le speranze di tutti gli uomini cadano di fronte alla cruda realtà della vita e che non resti loro altro che la sconsolata attesa della morte (pessimismo cosmico). Anche in questa lirica parti descrittive ( che seguono l’ordine dell’immaginazione e del ricordo anziché della logica) e riflessive si alternano sul piano del passato e del presente, dei ricordi e delle riflessioni.

Sempre più in Leopardi matura la convinzione del dissidio tra i sogni della gioventù e la cruda realtà dell’età matura. Egli vede la giovinezza come un mito, un periodo della vita non solo sua, ma di tutti gli uomini, intessuto di sogni e di speranze che l’età matura distrugge. “A Silvia” si regge su un processo di generalizzazione o di simbolizzazione, per cui un fatto contingente suggerisce al poeta una meditazione più vasta, viene preso a simbolo di una caratteristica essenziale, della natura umana. La disillusione, che prima era limitata al sentimento della propria infelicità personale, ora, dopo il 1828, è diventata certezza dell’infelicità universale. La speranza caduta è rappresentata con immagini che ne mettono in risalto la irrevocabilità. Il ricordo della giovinezza con le sue illusioni non ricorre più nel pensiero del poeta come una lieta memoria di un’età felice, ma appare come l’amara riprova di un beffardo inganno che la “natura matrigna” gioca ai mortali. Con i Grandi Idilli, egli abbandona la lirica dell’immaginazione per creare una poesia del sentimento. “La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento” è la frase scritta nello Zibaldone nel 1828. La poesia diventa possibile solo attraverso il ricordo, attraverso la commozione che nasce dal contrasto tra il vuoto della vita adulta e le speranze della giovinezza. Il presente, il reale sono meschini e deludenti, quindi le sensazioni poetiche non derivano immediatamente dalle cose in sé, ma dall’immagine che abbiamo ricevuto nella fanciullezza e che possiamo ricordare. La poesia per Leopardi è quindi “rimembranza“ di come nella giovinezza appaiono le cose, cioè vaste e indefinite. In questo Canto gli elementi fisici trasfigurati dall’immaginazione costituiscono l’avvio del processo poetico: essi stimolano in Leopardi il flusso dei pensieri e dei sentimenti. Le rime varie, le numerose allitterazioni e assonanze creano un ritmo musicale fluido e scorrevole. Le figure retoriche, gli arcaismi e i latinismi arricchiscono un linguaggio già ricercato.



L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

PARAFRASI:
Sempre caro mi è stato questo colle solitario e questa siepe che impedisce di vedere l’orizzonte. Stando fermo e guardando fisso io immagino nel pensiero spazi infiniti al di là di quella siepe e silenzi che un uomo non può percepire e quiete profonde. Per poco il cuore non si smarrisce. E quando sento stormire le foglie a causa del vento io paragono quell’infinito silenzio a questa voce e mi viene in mente l’eternità, le stagioni passate e presenti e i scarsi rumori. Tra questa immensità si smarrisce il mio pensiero ma il lasciarsi andare in questo mare mi è gradito.

 
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» Chiara Bella~
view post Posted on 13/10/2007, 16:26




Non avete le parafrasi: "La sera del dì di Festa" e "Alla Luna"??
 
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fortissimo91
view post Posted on 14/10/2007, 11:05




si inizio a postare la sera del dì di festa in un nuovo topic
 
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kleine86
view post Posted on 21/3/2008, 10:29




per caso qualcuno saprebbe aiutarmi con la prafrasi di "alla primavera"
 
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Fainabk
view post Posted on 6/1/2009, 12:20




Molto utile :sisi:
 
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Fire Ace
view post Posted on 2/12/2009, 14:08




grazie mi sono servite molto^^
 
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arielsara
view post Posted on 9/1/2010, 18:14




il sogno di leopardi
 
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lulupurepoison
view post Posted on 15/9/2010, 14:28




il primo amore di leopardi e sopra il monumento di dante???' si possono avere''?
 
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_ naley always and forever_
view post Posted on 30/12/2010, 10:56




grz mille mi hai dato proprio una mano!!
 
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armani shoes
view post Posted on 19/12/2011, 15:14




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*ShineOnYouCrazyDiamond*
view post Posted on 15/3/2012, 22:26




grazie, il commento di "A Silvia" è servito anche a me ;)
 
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Letteratura OperaOmnia
view post Posted on 18/4/2012, 20:34




Qui diverse parafrasi dei canti scritti da Giacomo Leopardi:

leopardi.letteraturaoperaomnia.org/parafrasi/index_canti.html
 
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andreaas92
view post Posted on 12/10/2012, 20:50




PARAFRASI PARAFRASI A Silvia Silvia, ti ricordi di quando eri viva e bella e nei tuoi occhi si vedeva la gioia della gioventù? Per le stanze della casa e le vie intorno si sentiva il tuo continuo canto, mentre eri intenta alle faccende femminili, contenta del futuro felice che ti immaginavi. Era e tu di solito passavi così il giorno. Io ogni tanto lasciavo i miei piacevoli studi e i libri su cui mi affaticavo e dove ho passato la mia giovinezza e ascoltavo la tua voce e il suono delle tue mani veloci che tessevano e guardavano il cielo azzurro, le vie dorate dalla luce del tramonto, gli orti e da una parte il mare e l'altra il monte, ma le parole mortali non possono esprimere le sensazioni, i pensieri, le speranze che provavo con te Silvia! Come era bella allora la vita! Quando ripenso a tutte queste speranze provo un sentimento amaro e inconsolabile e divento triste per la mia sventura. Oh Natura, perché non fai reale ciò che i tuoi figli sperano? Perché li inganni con futuri felici ma immaginari? Ma tu, Silvia, prima che venne l'inverno, peristi, assalita e vinta da una malattia che non si vedeva. E non ti godevi la tua giovinezza, non ti facevano tenerezza le lodi per la tua chioma nera e gli occhi innamorati e non uscivano con te le amiche nei giorni di festa. Tra poco sarebbe morta anche la mia speranza: ai miei anni fu negata la giovinezza. È questo il mondo? Sono questi gli amori, gli eventi a cui pensavamo tanto insieme? Questo il destino degli uomini? Quando capii la triste verità sulla vita, tu, speranza, svanisti: di te restò solo una mano fredda e una tomba che si vedeva da lontano.PARAFRASI PARAFRASI A Silvia Silvia, ti ricordi di quando eri viva e bella e nei tuoi occhi si vedeva la gioia della gioventù? Per le stanze della casa e le vie intorno si sentiva il tuo continuo canto, mentre eri intenta alle faccende femminili, contenta del futuro felice che ti immaginavi. Era e tu di solito passavi così il giorno. Io ogni tanto lasciavo i miei piacevoli studi e i libri su cui mi affaticavo e dove ho passato la mia giovinezza e ascoltavo la tua voce e il suono delle tue mani veloci che tessevano e guardavano il cielo azzurro, le vie dorate dalla luce del tramonto, gli orti e da una parte il mare e l'altra il monte, ma le parole mortali non possono esprimere le sensazioni, i pensieri, le speranze che provavo con te Silvia! Come era bella allora la vita! Quando ripenso a tutte queste speranze provo un sentimento amaro e inconsolabile e divento triste per la mia sventura. Oh Natura, perché non fai reale ciò che i tuoi figli sperano? Perché li inganni con futuri felici ma immaginari? Ma tu, Silvia, prima che venne l'inverno, peristi, assalita e vinta da una malattia che non si vedeva. E non ti godevi la tua giovinezza, non ti facevano tenerezza le lodi per la tua chioma nera e gli occhi innamorati e non uscivano con te le amiche nei giorni di festa. Tra poco sarebbe morta anche la mia speranza: ai miei anni fu negata la giovinezza. È questo il mondo? Sono questi gli amori, gli eventi a cui pensavamo tanto insieme? Questo il destino degli uomini? Quando capii la triste verità sulla vita, tu, speranza, svanisti: di te restò solo una mano fredda e una tomba che si vedeva da lontano.
 
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kekka1
view post Posted on 21/11/2013, 20:38




grazie mille del commento!!! :)
 
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13 replies since 15/3/2007, 13:47   169183 views
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